Di leggermi una storia, dico.
Mi ricordo di quando ero piccola ed aspettavo impaziente sotto le coperte che mio papà entrasse e si sedesse di fianco a me, con il libro aperto in mano.
E io zitta.
Così ho pensato che mi sarebbe piaciuto condividere con qualcun altro dei pezzetti di storie, dei momenti di libro, delle righe brucianti, dove ci trovo dentro emozioni descritte in un modo perfetto e bellissimo.
Certe volte scopriamo noi stessi nei libri, molto più di quanto siamo disposti ad ammettere.
Bene, compagni di viaggio,
che l'avventura inizi!
Vi propongo oggi un pezzetto di Non si muore tutte le mattine, di Vinicio Capossela, che mi ha colpito da subito, dalla prima volta che l'ho letto, per l'intensità di ritmo con cui è scritto.
Silenzio in aula. Si legge.
Quartieri, città a cui dover ritornare sempre e per cosa? Se tanto nessuno di voi è il mio quartiere. Il mio Barrio! Barrio, così lo chiamerò il posto dove finalmente mi sentirò a casa. Il posto dove sarò uno di voi e le vostre voci lontane saranno musica per il mio cuore, voci che vorrò sentire quando non ci sarò, e che mi faranno venire la voglia di tornare. Lì troverò il mio Barrio, dove, amici miei, mi verrete a suonare all’ora che volete.
Il Barrio dove ci apriranno i bar quando sono già chiusi, dove non saremo dimenticati come cani di passaggio e senza nome, così che se fossi nel mio Barrio adesso avrei spalle su cui appoggiare le mani, e orecchie a cui confessarmi, e avrei casa, e luna, e stelle... e avrei amici anche, amici con cui ricordarmi della notte in cui arrivai e non trovai più nessuno, ma voi certo vi ritrovai, pronti per scrivere i versi della nostra epica... “Mentre le stelle, sul tetto della casa dei miei vecchi amici, anche loro mi direbbero... fermati qua, fermati qua.”
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