venerdì 15 ottobre 2010

Goccioline di inchiostro

Mi capita a volte di imbattermi in libri che mi penetrano sotto la pelle, e restano lì a svernare.
Mi costringono ad agire con il loro sapore in bocca.
Non posso cominciare altre storie, devo pazientemente attendere che il turbine di parole nere si depositi, dentro.
E in questo lasco di tempo sono più sensibile.
Sono come colta da un'irrefrenabile bisogno d'affetto.
Ho scritta in faccia una gratitudine strana, che mi lascia a metà tra un gesto e l'altro.
Cyrano de Bergerac è uno di questi libri.
Cyrano, l'uomo, è uno dei personaggi più belli che, a parer mio, siano mai stati descritti.
Mi innamorano le sue rime malinconiche, la sua acutezza, la sua rettitudine e coerenza.
E non è ipocrisia confessare che su qualche pagina io ho pianto...

Ho scelto qui delle piccole strofe, dei versi che mi hanno emozionata per la loro sensibile leggerezza.
Ve li consegno palpitanti sul palmo delle mani... Abbiatene cura...

(parlando di foglie secche)
Cyrano: Come cadono piano
e bene! E come porre, vedete, ognuna sa
nel suo breve viaggio un’intima beltà;
e, malgrado il terrore di imputridire al suolo,
vuol che nella caduta sia la grazia di un volo.

Cyrano: Ahi, nella favola solamente si dicembre che,
udendo dirsi: io t’amo il principe infelice,
fuse la bruttezza il sol delle parole.
Ma tu t’accorgerai che per me non v’è sole!
Le Bret: Piangi?
Cyrano: Ah! no; mai!
Questo no, mai! Sarebbe troppo sconcio vedere
una lagrima lungo tale naso cadere!
Io farò, sin ch’io possa, che mai la sovraumana
bellezza delle lagrime con tanta grossolana
sconcezza si confonda!... Però che veramente
niente v’è più sublime delle lagrime, niente!
Né, suscitando il riso, vorrei per colpa mia,
che una lagrima fosse ridicola!...
             Cyrano: ed a me non resta altro conforto
             che di morir, poi ch’ella mi piange in questo morto!

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