mercoledì 23 marzo 2011

Strologo

Stavolta vi propongo una canzone.
E' un coccio prezioso di bellezza.
Come tutte le canzoni degne di questo nome, è difficile separare il testo dalla musica, perchè si rischia di perdere la poesia che è data dalla loro unione. Come se, rompendola, si perdessero delle minuscole schegge, e fosse troppo difficile, poi, ricomporle.
Perciò cercherò di fare piano.
S'intitola Strologo,tratta dall'album Ladro di rose. 
Il gruppo è la Piccola Bottega Baltazar.
Sono musicisti di Padova, che sanno trasformare le parole in emozione.
Fanno uso anche del dialetto veneto, e questo fa sì che i loro versi siano incisi nella mia pelle a fondo, in modo quasi primordiale.
Capisco che qualche termine potrebbe impedirvi la comprensione chiara del testo, così cercherò di creare un minuscolo e assai essenziale glossario, in fondo.
Ma, vi prego, cercate solo di lasciare che le parole vi scompiglino i capelli.

Permettetevi di emozionarvi.


Fredo seco de zenaro: sachi pieni nel granaro,
ma non dirlo mai ai parenti, né ai ministri competenti.
Vecchio amico mio, gennaio, vecchia ombra nel pollaio.
Quando riva Sant’Agnese el fredo va su le siese.
Se le siese no le xe fate, el va su par le culate.
Bisognava pensarci prima, ah! saperci pensar prima!
Febraio febraieto, scortega el musso e’l cavareto.
Xe corto, febraro: meso dolce, meso amaro.
Come il liquore dentro al bicchiere,
son mezze vuote certe sere.
Marso mato e baerìn, piova, vento e gran casin.
Tanti i dixe che sia nati proprio a marso, i sindacati.
Andavi a lavorare, in cucina un pacco di roba da stirare,
niente arti, dottrine né scienza, la tua arma si chiamava pazienza.
E nelle tue mani io sono cascato, come un pero, cascato.
Riva aprìe coi so fiori, coi poeti e i cantautori.
Tuti scrive e tuti i sona: semo un popolo de mona.
Maggio umido impoverìsse, maggio seco no arichìsse.
Maggio mese maledetto, despoiarse pian pianeto,
che a spogliarmi per davvero tu c’hai messo un anno intero.
Tu c’hai messo un anno intero, ogni giorno un giorno in meno.
Giugno ga tesori in pugno: raccolti e promossion, matrimoni e delusion.
Raccolto nella tua mano, scivolavo via pian piano.
Era un giorno chiaro d’estate.
Tua madre, coi fiori di zucca, cuoceva frittate.
E sorridevo sicuro di me nel vederti tracciare
un segno a matita sul calendario.
Taca in luglio el spolvaròn, va in vacanza na nassiòn.
Passa el mese da cristiani, stando a casa soeo che i cani.
Brilla agosto in un istante: sguardo di bella passante.
Aria fresca settembrina dissolve i sogni alla mattina.
Chioggia, Grado, Pellestrina, Caorle, Lido, Rosolina.
Sopra il muro un’ombra bruna, io vegliavo con la luna.
Con otobre a San Simon, de ogni gaeo se fa un capon,
e col resto dele bale i fa su un telegiornale.
Io vorrei poter mentire, ma purtroppo non so dire.
E arrivava il mese dei morti.
Riponevi in armadio nervosa dei calzoni corti.
A novembre ti sei distratta. Musi lunghi e giorni brevi,
giorni neri di caldarrosta, e qualche ultimo giro di giostra.
Dicembre dicembrin, no se semina un graneìn.
Massa fogo de stua xe cativo, de radicio no essar privo.
Per regalo di Natale tu mi hai chiesto di restare.
Mi sembrava così strano, mentre singhiozzavi piano.
Dura un ano tante robe, fora e vece dentro e nove.
Ci son voluti altri sei giorni, e sarà difficile che io ritorni.
Ora è tardi e tu non dormi, ma sarà difficile che io ritorni.
Sarà molto difficile che io ritorni.
E, ora che avete letto...


Piccolo glossario:
"zenaro" = gennaio
"granaro" = magazzino di cereali
"siesa" = siepe
"culate" = natiche
"scortega" = scortica, squoia
"spolvaròn" = polverone
"soeo" = solo
"gaeo" = gallo
"stua" = stufa

4 commenti:

  1. è tratto o ispirato a qualche opera del grande Dino Durante?

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  2. Ho posto la domanda direttamente agli autori, ne attendo la risposta :)

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  3. Ed ecco qui, fresca fresca, la risposta di Giorgio Gobbo, cantante e chitarrista del gruppo: "Abbiamo vecchi ricordi degli almanacchi comici di Durante, che quando eravamo bambini rappresentavano per noi un'espressione un po' greve e affascinante del mondo degli adulti (vi si parlava di sesso, vino e scherzi con parolacce). Insomma un mondo dialettale alieno alle nostre esperienze di bimbi cresciuti davanti alle tivù e non nei granai. Tuttavia nella canzone un certo senso di estraniamento c'è, simile a quello provato aii tempi degli strologhi di Durante, quindi il vecchio Dino alla fine in qualche modo c'entra!"

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