mercoledì 19 gennaio 2011

Romanticheria

Ho prelevato per voi un pezzetto di Tutto torna, un libro di Giulia Carcasi.
Mi hanno colpito la schiettezza, la verità delle sue parole, il tentativo di riassumere in poche righe veloci un'intera storia d'amore.
Non c'è retorica. E questo rende tutto più umano, tutto più vicino alla vita vera, possibile.
Mi piace la semplicità del linguaggio che nasconde la grande capacità di sintesi, di focalizzare i punti principali, quelli che toccano dentro, quelli che fanno pensare "anche io".
Spero vi piacerà.
E poi, ogni tanto, abbiamo bisogno di un lieto fine...


Pisa, 18 gennaio 2009
Ci sediamo al tavolino di un bar, i piccioni tra i piedi.
“Non se ne vanno,” ripeto scalciando senza risultati.
“Perché si abituano,” dici senza scomporti e per la prima volta mi domando se l’abitudine è un valore.
Ti guardo, la tua testa sfiora la mia spalla, hai un neo piccolissimo sul labbro inferiore e mi sembra che nessuno possa vederlo. Ti guardo e non sono mai stato tanto vicino a una donna.
Te lo sto per chiedere in mezzo alla strada.
Te lo sto per chiedere e tu sorridi. “Coraggio,” dici.
Io non so se c’è in me una qualche voce segreta, ma se c’è tu sai ascoltarla.
“Mi vuoi sposare?”
Mi abbracci ed è l’unica risposta che non ho previsto.
Non abbracciarmi, dimmelo, Antonia, e chiaramente.
Niente scherzi stavolta, non dire “sì” come se fossi triste e non dire “no” ridendo.
Dimmelo e subito.
So che non sarà per tutta la vita come adesso.
Ti chiederò di abbassare il volume dello stereo perché sto lavorando e tu lo alzerai di una tacca a ogni mio “per favore”. Mi piacerà quando ti preoccupi e mi piacerà farti preoccupare per avere conferme. Userai una mia confidenza per ferirmi, mi pentirò di avertela fatta e ti odierò perché mi conosci. Quando mi accorgerò di aver sbagliato ti sarò più vicino: sarà il mio modo di chiedere scusa. Se avremo una figlia che verrà a svegliarci in piena notte, convinta che “ci sono i mostri”, io continuerò a dormire, tu le chiederai “dove?”. Di una tragedia farai una sciocchezza, di una sciocchezza una tragedia, faremo il gioco dell’abbandono senza saperlo fare, con valigie semivuote, tre mutande e una maglietta e la minaccia di non tornare più indietro: più faremo i forti più saremo deboli. So che non rilaverai l’insalata che al supermercato ti vendono come lavata, e che resterai nella vasca da bagno finché i polpastrelli non ti si arricciano.
So che non sarà per tutta la vita come adesso.
Ma so che se adesso non ti chiedo di sposarmi passerò tutta la vita a immaginare come sarebbe stato. Indietro non è più possibile.
Dimmelo, Antonia, e chiaramente: non si risponde con gli abbracci, si risponde con le parole.
È un sì?”
“Sì,” e ti chiedo di ripeterlo tante volte che non si può cancellare.

1 commento:

  1. Incredibile la semplicità che traspare da queste parole.. E la cosa straordinaria è che mentre le leggi ti ritrovi a pensare "Cavolo ma è vero, succede così!" ... Sembra che l'autrice sia riuscita a imprimere nero su bianco ciò che è la realtà, in modo lineare però, senza troppi giri di parole, figure retoriche o particolari discorsi filosofici sull'amore o sul valore del matrimonio.
    E' come se stesse lì a dirti "E' la cosa più semplice del mondo. E' così e basta, perchè andare a complicarsi la vita?"
    Grazie dell'assaggio:) Attendo il prossimo!
    Un bacio,
    Silvia

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