Mi hanno colpito la schiettezza, la verità delle sue parole, il tentativo di riassumere in poche righe veloci un'intera storia d'amore.
Non c'è retorica. E questo rende tutto più umano, tutto più vicino alla vita vera, possibile.
Mi piace la semplicità del linguaggio che nasconde la grande capacità di sintesi, di focalizzare i punti principali, quelli che toccano dentro, quelli che fanno pensare "anche io".
Spero vi piacerà.
E poi, ogni tanto, abbiamo bisogno di un lieto fine...
Pisa, 18 gennaio 2009Ci sediamo al tavolino di un bar, i piccioni tra i piedi.“Non se ne vanno,” ripeto scalciando senza risultati.“Perché si abituano,” dici senza scomporti e per la prima volta mi domando se l’abitudine è un valore.Ti guardo, la tua testa sfiora la mia spalla, hai un neo piccolissimo sul labbro inferiore e mi sembra che nessuno possa vederlo. Ti guardo e non sono mai stato tanto vicino a una donna.Te lo sto per chiedere in mezzo alla strada.Te lo sto per chiedere e tu sorridi. “Coraggio,” dici.Io non so se c’è in me una qualche voce segreta, ma se c’è tu sai ascoltarla.“Mi vuoi sposare?”Mi abbracci ed è l’unica risposta che non ho previsto.Non abbracciarmi, dimmelo, Antonia, e chiaramente.Niente scherzi stavolta, non dire “sì” come se fossi triste e non dire “no” ridendo.Dimmelo e subito.So che non sarà per tutta la vita come adesso.Ti chiederò di abbassare il volume dello stereo perché sto lavorando e tu lo alzerai di una tacca a ogni mio “per favore”. Mi piacerà quando ti preoccupi e mi piacerà farti preoccupare per avere conferme. Userai una mia confidenza per ferirmi, mi pentirò di avertela fatta e ti odierò perché mi conosci. Quando mi accorgerò di aver sbagliato ti sarò più vicino: sarà il mio modo di chiedere scusa. Se avremo una figlia che verrà a svegliarci in piena notte, convinta che “ci sono i mostri”, io continuerò a dormire, tu le chiederai “dove?”. Di una tragedia farai una sciocchezza, di una sciocchezza una tragedia, faremo il gioco dell’abbandono senza saperlo fare, con valigie semivuote, tre mutande e una maglietta e la minaccia di non tornare più indietro: più faremo i forti più saremo deboli. So che non rilaverai l’insalata che al supermercato ti vendono come lavata, e che resterai nella vasca da bagno finché i polpastrelli non ti si arricciano.So che non sarà per tutta la vita come adesso.Ma so che se adesso non ti chiedo di sposarmi passerò tutta la vita a immaginare come sarebbe stato. Indietro non è più possibile.Dimmelo, Antonia, e chiaramente: non si risponde con gli abbracci, si risponde con le parole.“È un sì?”“Sì,” e ti chiedo di ripeterlo tante volte che non si può cancellare.
Incredibile la semplicità che traspare da queste parole.. E la cosa straordinaria è che mentre le leggi ti ritrovi a pensare "Cavolo ma è vero, succede così!" ... Sembra che l'autrice sia riuscita a imprimere nero su bianco ciò che è la realtà, in modo lineare però, senza troppi giri di parole, figure retoriche o particolari discorsi filosofici sull'amore o sul valore del matrimonio.
RispondiEliminaE' come se stesse lì a dirti "E' la cosa più semplice del mondo. E' così e basta, perchè andare a complicarsi la vita?"
Grazie dell'assaggio:) Attendo il prossimo!
Un bacio,
Silvia