lunedì 23 settembre 2013

Brucia

Mi disse Non preoccuparti, e poi lanciò lo sguardo in mezzo al prato. Non veniva ancora nessuno, ma dal palpitare delle spighe sentivo salirmi addosso una vibrazione. Respiravamo forte e non c’era rumore. Mi batteva il cuore, lo sentivo e pensavo Allora è questo, è così che ci si sente.
Mi disse Tutti i nodi vengono al pettine, e la sua voce era stanca. La vibrazione stava quasi alle ginocchia e la sentivo ronzare attraverso le api e i calabroni. Feci sì con la testa e tornammo a frugare con gli occhi nel verde.
Dici che ci scopriranno? questa, la mia voce. Spezzava in verticale le linee orizzontali dei vento e dei fruscii. Era una voce appena svegliata, una voce spinta dalla pancia. Allora lui fece un gesto con la mano, un gesto che voleva dire Fermati, e anche Finito, e anche Liscio. Poi indicò una cosa in mezzo al verde.
 

Mi ritrovai per terra, un sasso mi feriva la schiena e il suo corpo mi copriva. Non preoccuparti, mi disse, e stavolta lo disse piano, e la sua voce era come quella di chi è già partito. Lo sentivo respirare, la sua pancia si gonfiava e premeva la mia, avevo male la schiena.
E poi sentimmo l’odore.
Si infilò tra l’erba di soppiatto e mi chiamò soffiando nel mio naso.
Dissi Brucia. O forse lo pensai.
E ci guardammo, i suoi occhi di chi ha già visto e non sa più stupirsi.
Disse Brucia.
E forse c’era sollievo, nell’aria che gli usciva dalla bocca.

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